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#4 - L’altra faccia del Mondo

di Sergio Gambitt20 ed Ermanno Ferretti

 

 

- Oh, misericordia!

L’esclamazione di Giant Man, in piedi davanti il vetro anteriore del Quinjet dei WCA, dà una precisa descrizione degli stati d’animo del resto dei suoi occupanti al vedere lo spettacolo sottostante. A qualche centinaio di metri sotto i loro piedi, esattamente al centro dell’Oceano Pacifico, si sono aperte non una ma tre voragini gigantesche, due delle quali di forma ovale leggermente appuntita nei lati più piccoli mentre la terza, più grande e più schiacciata, si trova parallela a queste un po’ più sotto. E la cosa più inquietante è che a più o meno tutti i WCA quella conformazione ricorda un volto umano.

- Non per dire che ve l’avevo detto... – interviene Black Tom Cassidy, assieme al Fenomeno l’unico non Vendicatore presente a bordo - ...ma ve l’avevo detto.

Giant Man, come tutti gli altri WCA, si volta verso di lui guardandolo intontito:

- Cosa è quella cosa?

- Ehy, non ti permettere di parlare così del nostro amico!! – scatta il Fenomeno, subito interrotto da Black Tom:

- Calma, Cain, è che ancora non si rendono conto... – e poi, rivolto ai WCA – Quella ‘cosa’ che vedete lì sotto un tempo era un ragazzo, un mutante. Un omnimorfo, per essere esatti, in grado di fondersi con qualsiasi materiale esistente in natura. Quando quegli schifosi marziani attaccarono la Terra, mentre li cacciavamo dall’Irlanda, lui si fuse con l’intera isola per distruggere le navi aliene1. Il fatto è che quell’esperienza deve essergli piaciuta molto, perché da allora cominciò a tentare di fondersi con il terreno sempre più, sempre più in profondità. L’ultima volta che l’abbiamo visto era eccitatissimo, vaneggiava di una fusione totale, diceva che non aveva mai provato una completezza simile e che quando avrebbe fatto quel che aveva intenzione di fare noi avremmo dominato la Terra. Faceva paura. Gli dissi di calmarsi, e lui mi accusò di voler frenare il suo progetto. Cain tentò di afferrarlo ma gli scivolò dalle dita...

- Davvero! – interviene il Fenomeno – Trasformandosi in acqua!!

- Grazie Cain, ma la posso raccontare da solo... Comunque si fuse con il terreno e non lo vedemmo più. Trovammo però il suo diario, in cui aveva scritto di voler provare a fondersi con l’intera Terra. Penso che i risultati siano sotto di voi.

Tutti si voltano di nuovo verso le tre voragini nell’Oceano Pacifico, mentre il Fenomeno aggiunge:

- Adesso almeno ho capito perché ha scelto Mondo come nome di battaglia...

L’espressione sul viso di Giant Man è come imbambolata. In questo momento, l’unico pensiero che gli attraversa la mente è: perché a me? Con tutti i gruppi di supereroi esistenti sulla Terra, perché proprio a me?!

Quando il suo viso riprende un colorito umano, si accorge che tutti lo stanno fissando. Evidentemente si aspettano che dica loro come procedere. E’ questo che fanno i leader, di solito. Giant Man prende un bel respiro, poi:

- Ok, vediamo che possiamo fare. Voi credete che si possa parlare con quella co... con Mondo laggiù?

- Possiamo provare... – risponde Black Tom incerto.

- Va bene, allora io, Black Tom e Fenomeno scenderemo laggiù per farlo ragionare...

- Vengo con voi – si introduce She-Hulk.

- Sì... – dice Giant Man senza quasi ascoltarla, per poi voltarsi verso gli altri WCA – Starfox, Polaris, Fulmine, voi andate ad avvertire le navi in zona di procedere lungo un altro percorso. D-Man, prendi il Quinjet e va’ con loro. Uno ad ogni punto cardinale, ci siamo capiti?

Gli altri annuiscono. Giant Man si volta nuovamente verso le voragini sotto di lui.

- Bene, andiamo allora. E che qualcuno ce la mandi buona.

 

Polaris.

Avvertire le navi della zona. Consiste in questo il grande lavoro da Vendicatore? Dirigere il traffico in mare? Se solo volessi, coi miei poteri magnetici, non ci sarebbe affatto bisogno di avvertire. Potrei deviare tutte le navi da qui a 100 miglia, impedendo loro di entrare nella zona occupata da Mondo. E non capirebbero nemmeno cosa gli sta succedendo. Sì, certo. Così avvertirebbero la guardia costiera e poi sai che casino! Ultimamente siamo solo capaci di creare confusione.

- Ehi, c’è nessuno?

Polaris atterra sulla prima nave che è riuscita ad individuare andando verso ovest, la direzione che le è toccata. Sotto i suoi piedi una specie di vascello da pesca interamente nero. Sul ponte, però, non si vede nessuno. Il cielo è limpido e il mare calmo. Polaris urla di nuovo, questa volta più forte.

- C’è nessuno a bordo?

Da una piccola porta d’acciaio che dà evidentemente alla cambusa, esce una donna vestita con un abito lungo nero e malandato, dai bordi stropicciati. Dei lunghi riccioli scuri ed increspati le scendono fino alla vita, mentre sul volto spicca un pesante trucco nero attorno agli occhi e alla bocca. Prima che Polaris possa dire alcunché, la donna comincia ad inveire contro di lei:

- Ah, ecco!! Mi sembrava strano che quel bastardo non avesse mandato uno dei suoi!! E non mi ero avvicinata a nemmeno qualche miglio dalla sua zona! Quel nazista schifoso diventa ogni giorno più despota!!!

- Ehi, ma che...?! – fa per dire Polaris, quando l’altra la interrompe:

- E non fare finta di essere la solita santarellina di turno, non attacca con me!! Conosco bene i toni intimidatori del Capitano, o credi che non sappia che è stato lui a sabotare i miei pescherecci migliori?!?! E io... io che volevo solo fare un po’ di sana concorrenza... – il labbro della donna comincia a tremare, come se stesse per scoppiare a piangere. Sfruttando l’attimo di silenzio, Polaris si fa avanti:

- Senti... non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo. Sono qui solo per avvertirti di non andare a est. C’è un... ehm... una grossa tempesta sta infuriando e non è sicuro, ecco.

- Vuoi dire... vuoi dire che non sei una degli scagnozzi del Capitano?

- Non ho nemmeno idea di chi sia questo Capitano... Sono dei WCA, io.

- Lui... lui è un tiranno! Imperversa su tutto l’Oceano con i suoi pescherecci facendo razzia di tutto il merluzzo migliore, e sabota gli altri con i trucchi più meschini!! Ha deciso che quella zona ad est è di sua proprietà e fa fare una brutta fine a tutti gli altri che vi entrano! Per forza poi che i suoi bastoncini sono i migliori...

Polaris guarda ad est, poi:

- Hai detto che pesca da quelle parti?

- S-Sì... perché?

- Non credo tu ti debba preoccupare ancora per molto di lui, allora...

 

Starfox.

Eros sta volando molto velocemente verso settentrione. Da lontano ha già intravisto una grossa nave da crociera, ed ora ne vede anche i dettagli. Sul ponte una grandissima piscina è affollata di donne e uomini di tutte le età intenti a sguazzare nell’acqua trasparente. Poco oltre, una serie di donne in tuta s’impegna invece in quello che a Starfox sembra una strana danza tribale. Poi ricorda di aver visto qualcosa di simile alla tv, ed esclama tra sé: “Aerobica”!

A completare il tutto numerose sdraio e lettini, con occhiali da sole, asciugamani, cappellini e altre suppellettili di questo tipo sparsi in ogni dove. Starfox inizia a sorridere tra sé: non si aspettava che quella missione potesse diventare improvvisamente così interessante. Qualche bella ragazza inizia a vederlo, mentre volteggia nel cielo sopra di loro, e ad indicarlo alle altre.

- Togliti di lì, che mi fai ombra! – gli urlano un paio di persone, ma la maggior parte lancia gridolini d’approvazione. Anche le ragazze dell’aerobica hanno interrotto il tutto e ora lo guardano, proteggendosi gli occhi dal sole con una mano e con l’altra salutandolo allegre.

- Salve a tutti. Io sono Starfox, membro dei Vendicatori della Costa Ovest.

Un coro di bisbigli sale dalla nave. Eros se lo gode per qualche secondo, poi riprende il suo discorso.

- Ho bisogno di parlare urgentemente con un responsabile. C’è il capitano da qualche parte?

- Ma perché vuoi il capitano? – gli urla una bionda in bikini, mentre si alza dal suo lettino togliendosi gli occhiali da sole per vederlo meglio. Ha un tono della voce che la fa sembrare in cerca di protezione – Ci sono dei problemi?

- Oh, niente di grave. Nessun pericolo, ordinaria amministrazione! – esclama l’eroe, mentre si cala sul ponte della nave. Tutti tirano un sospiro di sollievo, ma contemporaneamente anche le attenzioni rivolte al vendicatore di Titano si fanno più flebili.

- Ah, vabbè! – esclama qualcuna.

- Beh, ecco, a dir la verità è pur sempre un’operazione dei Vendicatori, voglio dire… - continua, demotivato, Starfox – insomma, ci sono sempre dei rischi…

Nessuno lo guarda più ormai, le ragazze gli passano accanto senza prestargli particolare attenzione. L’aerobica è ricominciata, la gente in acqua ha ricominciato a schizzarsi e a giocare. La bionda di prima gli passa accanto.

- Le ho mai raccontato di quella volta che ho sconfitto un drago stellare tutto da solo? No, eh? O di quell’altra in cui… Be’, - riprende coraggio, alzando la voce fin quasi a urlare - insomma, qualcuno mi vuole dire dov’è questo stramaledetto capitano?

 

Fulmine Vivente.

Andando verso est gli occhi di Fulmine Vivente ma non riescono a scorgere all’orizzonte nessuna nave da poter avvertire. Anzi, guardandosi attorno non vede altro che acqua per miglia e miglia. Abbassandosi sempre più, arriva a planare sull’acqua sotto forma di elettricità, e riprende le sembianze umane giusto un attimo prima di lasciarsi cadere nel mare. “Ah, un bel bagno – pensa – da quant’è che non ne faccio uno? Sguazzare nell’acqua così libero, senza impegni, doveri, responsabilità. Riuscire a sentirne il contatto sulla pelle…”. In realtà non su tutta la pelle. Miguel interrompe le sue bracciate all’improvviso e rimane fermo, in silenzio, al centro delle piccole onde provocate dai suoi movimenti. Da quant’è che non si toglie quel costume? Da quant’è – soprattutto – che non può darsi una bella lavata sotto quel costume? Ormai sono settimane che sente i peli del petto raggrumati in un impasto ributtante, e il pube aver bisogno di una bella insaponata. E l’acqua gli è attorno, ma non può usarla…

Mentre è preso da questi pensieri, Fulmine Vivente non si accorge che alle sue spalle un grosso squalo, con la tipica pinna che emerge sul pelo dell’acqua, si sta avvicinando. Ha avvistato la sua preda già da un po’, e ora ha deciso di passare all’attacco. Sono giorni che la sua caccia nel mare non dà frutti, e il bisogno impellente di mettere qualcosa nello stomaco inizia a farsi sentire. Lentamente ma inesorabilmente avanza verso la preda, compiendo le mosse che ormai sono suo patrimonio genetico da generazioni. Il movimento che provoca nell’acqua è impercettibile, nessuno potrebbe accorgersene. E comunque, anche se la preda tentasse la fuga, la sua velocità è tale che la raggiungerebbe in pochi istanti. Il mare sta per colorarsi, ancora una volta, di rosso.

Proprio in quell’istante, il giovane Miguel Santos finisce le sue riflessioni sulla propria condizione. “Vabbè – si dice – tanto vale che mi rimetta al lavoro cercando qualcuno da avvertire, invece di perdere tempo qui”. E subito, per ricominciare a volare, si trasforma in energia pura, uscendo dall’acqua e riprendendo quota. Ma, come si sa, l’acqua è un buon conduttore…

- Oh, povero pesciolino! – esclama tutto preoccupato, una volta sentito l’annaspare dello squalo alle sue spalle in seguito alla scossa – Non ti avevo visto, mi dispiace! Cavolo! Scusa, aspetta… - cerca di dire, visibilmente addolorato, mentre lo squalo se ne va in fretta il più lontano possibile.

- Non ne faccio una giusta… - commenta tra sé, e se ne va in cerca di navi.

 

D-Man.

A bordo del Quinjet, a D-Man è toccato perlustrare la zona meridionale, compito che gli risulta quanto mai gradito. Ripensa all’impressione che gli ha fatto quel mutante, quel “Mondo”, e si ripete che lui non è tagliato per cose così in grande. La sua dimensione è quella lì, prevenzione e cura degli incidenti “normali”. Non roba “paranormale”. Non ha assolutamente niente contro i mutanti o cose simili, ma certe volte si creano di quei problemi…

In breve però questi ragionamenti del nostro vendicatore in giallo vengono interrotti dall’avvistamento di una piccola nave – o forse sarebbe meglio definirla una “grande barca”. Inserisce il pilota automatico nel Quinjet – un’automazione tutta particolare, che permette alla navetta di restare in aria sopra di lui e di rispondere ad ogni suo richiamo – e si cala da una piccola scala di fune.

Il ponte è tutto ingombro di casse di legno, e da un corridoio sopraelevato un uomo gli intima l’alt, puntandogli contro un fucile. D-Man alza le mani, tentando un sorriso distensivo.

- Ehm, scusate l’intrusione, cercavo il capitano…

Nel giro di pochi istanti, richiamati dall’allarme dato a voce dall’uomo col fucile, da sottocoperta emergono due uomini, entrambi con la pistola in pugno. Lo sguardo di D-Man si fa ancora più imbarazzato.

- Salve… Io, ecco, lo so che magari avrei dovuto avvertirvi prima via radio, ma non pensavo…

- Ehi, io ti conosco – lo interrompe uno dei due con la pistola – ti ho visto in tv! Sei un Vendicatore!

- Sì, ecco, in effetti… Stiamo facendo una missione a poche miglia marine da qui, e… ecco, volevamo avvertirvi di non entrare in quella zona, tutto qui… sto facendo un giro delle navi qua attorno per avvertirle tutte… ecco… posso abbassare le mani?

I due uomini si guardano esterrefatti, poi rivolgono lo sguardo verso quello di guardia, col fucile. Questo alza le spalle, con un’espressione che sembra dare fiducia a Dennis.

- Sì, sì, prego, abbassa pure le mani – gli fa quello che sembra avere più autorità nel gruppo.

- Uh, grazie. Mi dispiace per l’intrusione, non volevo spaventarvi.

- Sì, no, non ci aspettavamo questa visita, ecco tutto – gli conferma l’uomo, guardandolo di striscio, come a voler indagare le reali intenzioni dell’eroe.

- Va bene, io toglierei il disturbo… Insomma, avete capito: l’importante è non entrare in quella zona là in fondo, cercate di navigarci attorno, almeno a qualche miglia di distanza di sicurezza.

- D’accordo, signor…?

- Ah, sì, scusi, non mi sono presentato! Demolition Man, D-Man per gli amici – gli dice tutto imbarazzato, e avvicinandosi per stringergli la mano urta una delle casse che cade e si apre rilevando il suo contenuto.

- Oh, scusi, sono proprio sbadato… - dice, mentre si piega a rimettere nella cassa il contenuto fuoriuscito. Si accorge però che si tratta di pistole. Si gira verso il capitano e gli altri due uomini armati, che lo guardano quasi impauriti. Quello di guarda col fucile lo tiene ancora puntato verso di lui. “È chiaro con chi ho a che fare – pensa tra sé e sé – che stupido sono stato a non accorgermene prima!”.

- Ma voi – dice alzandosi in piedi e tenendo in mano una delle pistole – siete quelli delle Pistole Laser della Toys! Cavoli, prodigiosi questi giocattoli, ci gioco sempre col mio nipotino appena ho un momento per andarlo a trovare! Pam! Pam! Pam! – urla, mimando di sparare verso i tre uomini – Wow!

- Ehm – dice il capo, preoccupato – forse è meglio metterle giù, mister D-Man… sa, sono molto delicate, non vogliamo che si rompano prima di arrivare a… ehm… destinazione.

- Oh, sì, sì, ha ragione, scusi. Mi son lasciato prendere. Ecco – ripone tutte le pistole nella cassa, la richiude e la rimette a posto. Si scrolla di dosso un po’ di polvere, poi riprende: - Bene, ehm, scusate ancora il disturbo e, mi raccomando, continuate così!

Detto questo, allunga un braccio, si aggrappa alla scala del Quinjet, risale a bordo e riparte.

Sulla nave i due uomini con la pistola si guardano, mentre quello di guardia, con i suoi occhiali da sole, è rivolto a sentinella verso il mare.

- Che fesso! – esclama il capo, e ritorna sottocoperta.

 

Poco lontano da lì.

Alcune miglia sotto il livello del mare, sul fondale, quattro minuscoli individui stanno camminando sulla fanghiglia pastosa al centro di una delle voragini che funge da occhio di Mondo. Visto da là sotto, lo spettacolo è ancora più terrificante. Altissime pareti di roccia, tenuta su non si sa come, circondano la zona impedendo l’afflusso dell’acqua oceanica, mentre accanto ai piedi di Giant Man, She-Hulk, Fenomeno e Black Tom si dibattono i pesci più strani che abbiano mai visto, senza occhi ma con strane protuberanze luminose fuoriuscenti dalle parti più disparate del corpo.

- Ora so come si sente un moscerino quando ti finisce nell’occhio... – commenta She-Hulk.

Giant Man non la ascolta neanche. Invece si gira verso gli altri due e:

- E ora come facciamo a chiamarlo?

- Perché non proviamo a ripetere il suo nome per tre volte? – propone She-Hulk, per poi rispondere all’occhiataccia di Giant Man alzando le braccia e dicendo – Ehi cercavo solo di sdrammatizzare!

- E per quanto mi riguarda potrebbe davvero servire, visto che non ho idea di come farlo venire... – aggiunge Black Tom.

- Ma come, voi criminali non avete... chessò un codice con cui comunicare per non farvi scoprire dagli altri? – chiede Giant Man.

- Uh? – chiede il Fenomeno con un eloquente sguardo interrogativo.

- Come se ora bastasse una specie di snootchie-bootchie per farlo saltare fuori... – commenta sarcastica She-Hulk.

- Se hai un’idea migliore perché non ti fai avanti?! – scatta Giant Man.

- Scusate, forse non è il momento... – tenta di dire Black Tom, interrotto subito da She-Hulk:

- E’ te che hanno fatto leader, non me...

- Ah, bene, è questo allora il problema! Sei invidiosa!!

- Invidiosa?! Di uno che si perde in un bicchiere d’acqua come te?!

- Ma perché non lo fanno mai quando li affrontiamo noi...? – sta chiedendo il Fenomeno, quando una voce a lui familiare lo fa voltare.

- Se avete finito con le vostre discussioni io sono qui...

- Mondo! – esclama Black Tom nel vedere il ragazzo. O meglio, una copia del corpo del ragazzo fatta della fanghiglia sgocciolante del terreno – Finalmente ti abbiamo ritrovato!!

- Sì... e allora? – risponde freddo lui. L’espressione sul volto di Black Tom è di sincero stupore:

- Come, non sei contento di rivederci? Siamo venuti fin qui per riportarti a casa!

- Avete mai considerato l’idea che forse non voglio tornare a casa?

- Oh, andiamo, non fare storie, ragazzone, - interviene il Fenomeno – lo sai che ci manchi tanto. Facciamo così, appena tornati a casa andremo a rubare quell’impianto stereo che volevi tanto, ok?

- Posso avere tutto quello che voglio adesso...

- Ma noi ti vogliamo be... – tenta ancora il Fenomeno, quando Mondo lo interrompe gridando:

- Bel modo che avete di dimostrarlo!! Fin da quando sono stato con voi siete stati sempre più interessati ai miei poteri che a quello che volevo! Era comodo avere per casa un ragazzo che poteva attraversare i caveau delle banche come fossero fatti d’aria!! Però nessuno mai che mi dicesse grazie, che mi facesse capire che ero importante!! Io che vi vedevo come i genitori che non avevo mai avuto e voi che... sniff... non avete mai prestato attenzione ai miei sentimenti!!

- Se è per quella storia della TV via cavo io... – tenta Black Tom, interrotto nuovamente da Mondo:

- Il via cavo non c’entra niente!!! Io... io... ah, ma che ve lo spiego a fare, tanto non capireste nemmeno volendo!! Tutto quel che voglio adesso è sotto i miei piedi, e voi non potete farci niente!! Addio!!! – e scompare nel terreno, lasciando i quattro spettatori attoniti. La prima a scuotersi, è She-Hulk, la quale sussurra sottovoce:

- Niente male come conflitto generazionale... – per poi voltarsi verso Black Tom e Fenomeno e chiedere – Allora... chi dei due faceva la madre?

E’ una domanda che resterà senza risposta per molto tempo, però, visto che immediatamente dopo il terreno comincia a tremare violentemente. Dopo un paio di forti scosse tutto torna alla normalità.

- Pericolo scampato – commenta Giant Man – Certo che però dobbiamo averlo fatto arrabbiare di brutto...

- Già... – afferma She Hulk preoccupata – e che succede di solito quando un adolescente si infuria così tanto...?

La risposta arriva quando le pareti di roccia che tenevano l’acqua oceanica cominciano a sgretolarsi velocemente.

- Ommioddio sta per chiudere gli occhi!! – urla Giant Man – Attenti!!! – e attiva il suo potere di crescita al massimo livello. Il secondo dopo, le acque si richiudono sulla voragine. Il Fenomeno prende tra le braccia Black Tom e si prepara, come She-Hulk, a spiccare un salto verso l’alto. L’unico a rimanere indietro è lo stesso Giant Man, travolto in pieno dalla grossa mole di acqua. Sebbene le sue dimensioni possano reggere la pressione crescente, le correnti che si sono appena formate lo sballottano a destra e a sinistra. Proprio mentre sta per perdere conoscenza, sente qualcosa afferrargli la mano, e due decimi di secondo dopo si trova sospeso in aria sopra il gigantesco tsunami. Sbatte le palpebre un paio di volte per liberarle dall’acqua, poi alza la mano verso il suo salvatore. La luce del Sole rifrange sulla sua pelle emanando bagliori splendenti tutt’attorno il suo corpo perfetto. Sotto ai suoi piedi, una specie di asse a punta sul quale si trova un’altra figura, una ragazza a prima vista. La voce del suo salvatore, profonda come se provenisse direttamente dallo spazio siderale, dissipa ogni dubbio sulla sua identità:

- Una passeggiata ventimila leghe sotto i mari, con questo tempo... non capirò mai voi umani – dice Silver Surfer.

 

Altrove.

Se ora un attento osservatore guardasse verso il cielo con mezzi appropriati, si accorgerebbe di una cosa molto singolare. Dal più recondito angolo dell’universo, una stella brillante, un lontano puntino luminoso, comincia a crescere, sia in lucentezza, sia in grandezza. Da minuscolo oggetto percettibile solo grazie al telescopio, diventa in pochi secondi una stella visibile anche a occhio nudo, una stella che si avvicina a grandissima velocità verso l’atmosfera terrestre.

Quando la raggiunge, s’infiamma come un grosso meteorite. La gente che in quel momento ha gli occhi alzati al cielo, non si pone domande per quella lontana scia di fuoco. Sono abituati, ormai, a cose del genere. Ma il prodigio avviene non visto. La grossa stella, man mano che si avvicina alla crosta terrestre, rimpicciolisce e assume una forma che si delimita come umana. Alla fine, a porre il suo peso sul cemento di una grande città, non è affatto una stella, ma una bella e giovane donna, che assume subito gli abiti della prima sua simile che le capita di vedere per strada.

Questa donna dagli occhi di fuoco si guarda intorno e inizia a camminare, come fanno gli esseri viventi che vede in quel pianeta. Poi, non sapendo bene dove andare, come per riflettere, si ferma, vicino a un portone.

Un uomo, che l’aveva adocchiata già da qualche metro, le si avvicina, masticando a bocca aperta un chewing-gum.

- Allora, bella biondina? Ce lo facciamo un “giretto”? Quanto vuoi?

Lei lo guarda senza dire una parola, ma lo sguardo è truce, cattivo.

- Ehi, non fare la difficile… Vestita come sei, con calze a rete e tutto quanto bene in vista…

Lei abbassa lo sguardo sui propri vestiti, indicati dall’uomo. Poi lo guarda dritto negli occhi e in quelle pupille l’uomo vede delle vere e proprie fiammate. Quando lei ricomincia a camminare lui rimane fermo, come impietrito. Poi si gira dall’altra parte, per ritornare sui propri passi.

 

Quinjet dei WCA.

- ...e quindi ci ha buttato addosso diverse tonnellate di Oceano Pacifico, pesci e calamari giganti compresi!

Una tovaglietta attorno al collo, Giant Man sta ancora strepitando per quanto successo qualche minuto prima.

-  Se non ci fosse stato Silver Surfer non so dove sarei finito...

- Fortuna che c’ero, allora, compagno Vendicatore. In realtà ero tornato per informarvi del possibile ritorno del pianeta vivente, Ego. L’ultima volta che l’ho visto si dirigeva verso questo sistema.

- Di nuovo?! – sbottano all’unisono Polaris e Fulmine Vivente, ma è Starfox a continuare:

- Credevo avessero pensato a renderlo inoffensivo, l’ultima volta.

- E’ un criminale...trovano sempre il modo di tornare, quelli... – risponde She-Hulk.

- Parole sante... – si lascia scappare il Fenomeno, fulminato subito dopo dagli sguardi di un po’ tutti i presenti.

- Comunque cosa facciamo ora? – chiede D-Man, seduto al posto di guida con un orecchio sul bollettino delle ultime news – Non possiamo continuare a reagire ai capricci di quel ragazzino.

- Sì, ma come facciamo senza sapere cosa c’è da fare? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci coordini! Che fine ha fatto quella segretaria che Quinn mi aveva promesso?!

She-Hulk e il D-Man si scambiano un’occhiata imbarazzata, per poi cominciare a fischiettare nervosamente evitando lo sguardo del loro leader, che senza prestar loro attenzione continua a parlare:

- Ci vuole assolutamente qualcuno alla base, ma ognuno di noi serve qui!

I volti di tutti si girano all’unisono verso una persona, l’unica che fino ad ora non ha aperto bocca.

- Norrin...? Come mai c’è questo silenzio improvviso? – chiede Alicia Masters aggrappandosi al braccio di Silver Surfer.

- Alicia... – comincia a dire Giant Man - ...hai impegni nelle prossime ore?

- Ma, capo... – gli sussurra Fulmine Vivente all’orecchio - ...è cieca!

- Sono cieca ma ci sento benissimo – dice lei, e quindi – Se avete bisogno di una mano sono a vostra disposizione.

- Almeno questa è fatta... – mormora tra sé e sé Giant Man – Starfox, portala alla base ed indicale le apparecchiature vide... ehm... radio che ci ha fornito il governo e la ricetrasmittente attraverso la quale potrà comunicarci le novità.

- In un lampo, leader! – ed afferrandola esce dal Quinjet, dopo un’esplicita occhiata di Silver Surfer che suona più o meno come: so come trovarti anche nell’angolo più recondito dell’universo, quindi attento a dove metti le mani. Nello stesso momento D-Man si volta verso gli altri e:

- A proposito di catastrofi su larga scala, boys, hanno appena annunciato che c’è una gigantesca onda anomala diretta verso le coste del Portogallo!

- Surfer, Polaris, Fulmine, occupatevene voi. Noi vedremo cosa possiamo fare qui! – i tre escono dalla navicella, e Giant Man si volta nuovamente verso D-Man – Altri cataclismi in vista?

- Jennifer Lopez sta per far uscire un nuovo cd, ma non credo che la cosa ci riguardi capo.

Giant Man alza gli occhi al cielo. La prossima volta dovrà ricordarsi di porre un’opzione per la scelta dei membri del team...

 

Portogallo.

Spiaggia di Chiquita Amarilla.

- Whoa...!! Ehi Gomez guarda come ti cavalco questa!!2

Il ragazzo che ha appena parlato, dai capelli lunghi castani e dal fisico atletico, si piega sull’asse da surf per prendere al meglio la grossa onda sulla quale sta calando. A qualche metro da lui, nell’acqua più calma, altri due ragazzi sdraiati a pancia in giù sulle loro assi lo stanno incitando con urla e gesti.

- COWABUNGAAAAAAA!!!! – grida il primo ragazzo, e scende velocemente dalla cima dell’onda alla base, finendo nelle acque in cui si trovano i suoi due amici. Quando la sua testa riemerge esclama eccitato:

- Ehi ma l’avete vista?! Era l’onda più assurdamente gigantesca che abbia mai trovato in tutta la mia vita!! La regina delle onde!! L’imperatrice delle onde!! La dea delle onde!!!

Quando il livello di testosterone comincia a calargli, si accorge che i suoi due amici non gli stanno prestando più attenzione. Il loro sguardo è adesso rivolto dietro di lui, verso l’oceano aperto.

- Gomez? Paulo? Mi state ascoltando?

- Ricardo... forse dovresti riconsiderare quello che hai detto a proposito dell’onda...

- E perché...?

Paulo indica qualcosa alle sue spalle. Girandosi, Ricardo la vede: una gigantesca onda anomala, alta almeno duecento metri, si è formata all’orizzonte e sta procedendo velocemente verso la spiaggia. Senza distogliere lo sguardo, Ricardo Mar sussurra:

- Oh, mierda!

 

Nel cielo sopra l’onda anomala.

Starfox, Polaris e Silver Surfer si dispongo in una formazione difensiva al largo delle coste del Portogallo. Non sono ancora riusciti ad elaborare un piano convincente.

- Ci vorrebbe qualcuno come Namor, capace di governare le acque – dice sconsolato Fulmine Vivente guardando l’onda sotto di sé – Sicuri che non ci sia un modo per contattarlo?

- Be’, chiamalo al cellulare, chissà che non sia libero e non decida di fare un salto! – esclama spazientita Polaris.

- Tranquilli – interviene Silver Surfer – Non avete niente da temere finché ci sono io. Voi cercate solo di limitare i danni collaterali - e senza aggiungere altro si lancia a tutta velocità verso l’onda. Polaris si volta verso Fulmine Vivente e, con un’espressione perplessa, chiede:

- Danni collaterali?

Silver Surfer intanto ha raggiunto l’onda, e adesso si trova proprio al centro tra questa e la costa portoghese. Resta fisso nell’aria per qualche secondo, poi caricando il suo potere cosmico vi si lancia contro. L’asse da surf che usa per spostarsi raggiunge la superficie d’acqua al margine dell’onda, e da lì Surfer comincia a cavalcarla verso l’altra estremità, in modo tale da percorrerla tutta. Mentre passa a tutta velocità, il suo immenso potere ne risucchia l’energia cinetica, facendo in modo che l’onda si ripieghi su se stessa molto prima di raggiungere le coste del Portogallo. Ciononostante, grossi oggetti sfuggono alla forza inerziale della gigantesca onda anomala, diretti verso l’entroterra.

- Adesso credo di aver capito cosa intendeva! – esclama Polaris e vola verso le coste in tempo per trattenere con i suoi poteri magnetici il relitto di una nave in volo a tutta velocità verso Lisbona. In quel momento un rumore simile ad una cupa sirena richiama la sua attenzione. Voltandosi, Polaris la vede. Un’immensa, gigantesca balena in rotta di collisione con lei. Esercitando il suo potere sul ferro nel sangue dell’animale, Polaris la blocca e con un gesto la rispedisce in acqua. Poi sussurra tra sé e sé:

- Greenpeace dovrebbe farmi una statua... – quindi si volta verso Fulmine e – Tu pensa ad avvertire la gente sulle coste!!

- Al volo! – replica Fulmine Vivente, ed una scarica elettrica dopo si trova sulla spiaggia dove i tre surfisti stanno guardando a bocca aperta verso l’Oceano.

- Ragazzi su andiamo non è sicuro qui... – comincia a dire in spagnolo, quando, nonostante sia arrivato in forma elettrica e subito dopo tornato umano, si accorge che nessuno dei tre gli sta prestando attenzione. Girandosi, vede lo spettacolo che li ha impressionati così tanto. Silver Surfer, un puntino minuscolo e argentato in equilibrio sulla propria tavola, sta cavalcando la gigantesca onda che si ripiega su sé stessa ribollente di schiuma bianca l’attimo dopo del suo passaggio.

- Wow...! – sussurra il ragazzo di nome Ricardo.

- Questo sì che si chiama fare surf... – gli fa eco Paulo.

- Giuro che non mi vanterò più di essere il miglior surfista dell’universo... – conclude Gomez.

Fulmine Vivente si gratta un attimo la tempia osservando il supereroe in azione, quindi dice tra sé e sé:

- Ora capisco perché si fa chiamare Silver Surfer...

 

Sopra l’Oceano Pacifico intanto Starfox sta tornando dalla sua missione solitaria. Ha appena lasciato Alicia Masters al Ranch di Palos Verde e l’ha aiutata a sistemarsi in modo tale da avere una chiara visione (anche se il termine forse è un po’ fuori luogo in questo caso) della situazione in atto. Adesso ha raggiunto il Quinjet sospeso sopra le tre voragini che costituiscono il viso di Mondo, e senza entrare dentro chiede dalla porta d’uscita:

- Allora... avete deciso cosa fare?

Dal Quinjet fa capolino il volto di un D-Man un po’ preoccupato, che risponde:

- Giant Man, She-Hulk, Black Tom e il Fenomeno stanno discutendo da un po’, ma ancora nessuno ha deciso niente...

- E cosa aspettano, che la soluzione gli piova dal cielo?

In quel momento un’ombra scura ed immensa cala improvvisamente su di loro. Alzando lo sguardo verso il cielo, Starfox e D-Man lo riconoscono. E’ grande, è minaccioso, è l’unico pianeta vivente conosciuto fino ad oggi nell’universo. Muovendo la gigantesca cavità che funge da bocca, l’essere che i due WCA riconoscono come Ego tuona:

- Finalmente!

 

 

Ci credereste? Continua...

 

Note degli autori:

Sergio: ed eccoci nel momento centrale della prima saga ‘cosmica’ dei WCA! La situazione? La Terra è diventata il corpo del mutante chiamato Mondo (e finalmente ora il suo nome ha un senso), Silver Surfer è tornato in azione e a complicare il tutto ci si mette quel figlio di buona donna di Ego! E a proposito di buona donna, fate attenzione a quella che è arrivata sulla Terra in questo numero, perché nel prossimo numero assumerà grande importanza. Per il resto che c’è da dire... la crisi è sicuramente globale, ma essendo della durata di poche ore il fatto che siano solo i WCA a preoccuparsene è piuttosto giustificato. Voi pensate piuttosto a riconoscere i piccoli inside jokes sparsi in questo di numero... 

Ermanno: cos’altro posso aggiungere? Ah, sì, piccola catena di S. Antonio: leggete questa storia e fatela leggere ad almeno 10 vostri amici nei prossimo 10 giorni. Se non lo farete saranno guai seri per voi. Una volta un signore del Paraguay non l’ha fatto e il giorno dopo gli è venuta la sciatica; un francese di Nizza ha riso di queste catene e il giorno dopo i ladri gli hanno devastato la casa; una ragazza di Palermo ha tolto MarvelIT dai suoi Preferiti e il giorno dopo s’è trovata Sergio davanti alla porta di casa (e, ragazze, non è un bello spettacolo… ^__^).

 

Nel prossimo numero: riusciranno i WCA a destreggiarsi tra le minacce di Mondo ed Ego? Riuscirà Alicia Masters a trovare l’interruttore dell’accensione dei comunicatori? E soprattutto, riuscirà Ermanno a mantenere la sua sanità mentale in tempo per finire la saga? E comunque, a chi importerebbe?

 



1 si riferisce al primo crossover di MarvelIT, ovvero la Guerra dei Mondi, e l’episodio che cita è stato narrato nel tie-in di Generation X, cioè nel numero #4 della serie MIT.

2 parlano in portoghese